lunedì 31 gennaio 2011

Dopo il cubo, il cilindo e la sfera...la semisfera



Lo so, immagino già le vostre facce vedendo queste foto e domandarvi: "ma l'Annalù si è fissata con la geometria ultimamente?". Voglio rassicurarvi che anche se oggi vi propongo questa cupola, o semisfera, volendo rimanere nell'ambito geometrico, non c'è nessun geometra nella mia vita e Fabio può dormire sonni tranquilli ;-)
In realtà era un po' di tempo che avevo acquistato uno stampo a forma di cupola, che giaceva nel mobile in attesa di essere utilizzato alla prima occasione. L'occasione appunto, mi si è presentata con la visita dei miei zii lucchesi, i quali sono stati nostri ospiti per un paio di giorni. Purtroppo sempre troppo pochi, sia per tutte le chiacchiere che avevamo da fare, sia per riuscire, io a preparare e loro a provare, i miei manicaretti. Ma ovviamente il tempo scarso non mi ha frenata dal preparare loro una cena dopo la pizza della sera precedente ed il pranzo a ristorante. Lungi da me l'idea di farli sentire male a mangiare tanto, non mi sono fatta problemi ad impacchettare tutto ciò che non sono riusciti ad assaggiare e mandarglielo a casa. D'altro canto, se in America i ristoratori si offendono se non porti via ciò che lasci nel piatto, non vedo cosa ci sia di male nel tagliare una porzione di cupola ed incartarla per poterla poi mangiare in momenti migliori, o per meglio dire, con appetiti maggiori.




Terrina di sgombro al salmone affumicato (da La Cucina)

Ingredienti per 4 monoporzioni
800 g di filetti di sgombro freschi
120 g di salmone affumicato a fettine
80 g di filetto di sgombro sott'olio
10 g di capperi
10 g di prezzemolo
4 uova di quaglia
2 patate piccole
sale
insalata per accompagnare (facoltativa)

Lavate le patate, mettetele in una casseruola con acqua fredda, portate ad ebollizione, salate, regolate la fiamma e lasciate cuocere per 35 minuti.
Nel frattempo fate cuocere i filetti di sgombro al vapore:mettete 3 dita di acua nella casseruola a bordi alti su cui disporrete la griglia, portate ad ebollizione, disponete il pesce sulla griglia e lasciatelo cuocere per circa 10 minuti o sino a quando sarà pronto, girandolo una volta.
Fate cuocere le uova in una piccola casseruola in acqua sobbollente per 5-6 minuti, quindi sgocciolate, passatele sotto l'acqua fredda, infine sgusciatele. Lavate il prezzemolo, eliminate i gambi e tritate le foglioline insieme ai capperi.
Spezzettate lo sgombro sott'olio; pelate le patate e schiacciatele con la forchetta insieme con i filetti di sgombro cotti al vapore, quindi lasciate raffreddare. Raccogliete questo composto in una bacinella con il trito di prezzemolo, capperi, salate e mescolate.
Foderate 4 stampi monoporzione con le fette di salmone lasciandole debordare, quindi riempite con metà del composto,disponetevi al centro le uova e completate con il restante composto. Coprite la preparazione piegando verso l'interno dello stampo le fette di salmone debordanti e riponete a rassodare in frigorifero per almeno 4 ore.
Al momento di servire togliere gli stampini dal frigorifero e sformate le terrine nei piatti singoli; servite in tavola accompagnandole, se vi piace, con un po' di insalata.



Note mie: invece delle monoporzioni, ho preparato un'unica cupola raddoppiando le quantità degli ingredienti. Ho foderato la cupola con la pellicola per alimenti ed ho sostituito le uova di quaglia con quelle di gallina.

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Anna Luisa

giovedì 27 gennaio 2011

MT challenge: involtini di verza geometrici

                      

(clicca sull'immagine per ingrandirla)

Dunque, eccoci anche questo mese pronti sui blocchi di partenza, anche se un po' in ritardo, anzi, sul filo di lana, per l'MT challenge di Gennaio. La vincitrice del mese scorso, la carissima Mapi, ha scelto come ricetta del mese gli involtini di verza. Lì per lì sono rimasta un po' scoraggiata, in quanto li preparo solitamente nel modo classico, ma trovare delle varianti, è cosa ben diversa. Poi mi ha colpito l'affermazione di Alessandra, che dava piena libertà sulle "forme" degli involtini e sui "ripieni", così, mumble, mumble, ho iniziato a pensare alle forme geometriche: sferiche, cubiche, cilindriche...ma io non sono una portata per le scelte, così...eccole tutte e tre ^_^
Poi ho pensato al ripieno, e se invece della carne ci avessi messo del pesce, o una verdura o....della polenta?
Mumble, mumble, rieccoci nell'imbarazzo della scelta, ed anche questa volta ho optato per la scelta più semplice: tre forme, tre ripieni ;-)
Ora dovevo pensare all'intingolo, ma qui trovare delle salse che si addicessero, era più difficile, perché secondo me una delle varianti proposte necessitava solo di un filo d'olio ed un'altra si sposava perfettamente con qualche goccia di aceto balsamico, ma la terza, quella no, la terza necessitava di una calda salsa, goduriosa, magari filante, ecco, formaggiosa, o per meglio dire..una fondutina.




Tris di involtini di verza:
Ingredienti:
1 verza
2 patate medie
50 g di burro
1 uovo
1 cucchiaino di parmigiano grattugiato
5-6 funghi secchi
1 cucchiaio di olio
100 g di tonno sottolio
1 cucchiaio di maionese
100 g di polenta al radicchio
sale
150 ml di latte
100 g di fontina
1 cucchiaino di amido di mais



Sbollentare le foglie della verza, precedentemente lavate, in acqua salata  per circa 5 minuti. Scolarle, immergerle in acqua fredda e metterle ad asciugare su un canovaccio. Quando saranno asciutte, eliminare le nervature centrali.
Per l'involtino sferico di patate e funghi: mettere a bollire le patate per circa 40 minuti. Mettere in ammollo in acqua calda i funghi e dopo qualche minuto, tritarli grossolanamente e farli soffriggere in olio bollente per 3-4 minuti. Scolarli e metterli da parte. Passare allo schiacciapatate le patate ancora calde e metterle in una ciotola con il burro, il parmigiano ed un pizzico di sale. Mescolare, quindi aggiungere l'uovo ed infine i funghi. Porre il ripieno di patate e funghi al centro di una  foglia di verza ed arrotolarlo formando una pallina. Metterlo da parte.
Per l'involtino cubico di polenta: preparare la polenta cuocendo la farina in acqua bollente, come indicato sulla confezione. Quando sarà pronta, versarla in una pirofila, ottenendo uno strato alto 3 dita. Fare raffreddare e tagliare a cubi. Rivestirli con le foglie di verza e legarli con lo spago da cucina.
Per l'involtino cilindrico di tonno: frullare il tonno con la maionese, spalmare la crema sulle foglie di verza, piegare i lati delle foglie verso l'interno ed arrotolare.
Cuocere a vapore gli involtini per circa 10 minuti dal bollore.
Preparare la fonduta. Tagliare la fontina a pezzetti e metterla in ammollo nel latte per un paio di ore. Aggiungervi la farina di mais e mettere sul fuoco fino ad ottenere una salsa densa. Versare una cucchiaiata di salsa la centro del piatto ed adagiarvi sopra l'involtino di verza e patate.
Lateralmente disporre gli altri due involtini e condire quello di tonno con un filo d'olio e quello di polenta con qualche goccia di aceto balsamico.



Sicuramente sono arrivata quasi (o forse) per ultima questo mese a presentare la ricetta e mi sono impegnata per soddisfare la richiesta di Ale del mese scorso: di fare una schifezza! :-D ma per nulla al mondo mi sarei persa i sui commenti sul mio piatto...e poi questo mese ne ha solo una sessantina da fare! :-DDD
Inoltre oggi è anche il suo compleanno e ne approfitto per farle i miei più cari auguri.

Anna Luisa

mercoledì 26 gennaio 2011

Luci d'artista a Salerno



Anche quest'anno, come già da qualcuno, a Salerno è stata allestita un'esposizione pubblica di vere e proprie opere d'arte luminose. E' possibile ammirare queste installazioni luminose per tutto il centro storico della città. Il tema di quest'anno sono state le costellazioni che si sono affiancate al "giardino incantato" nella villa comunale.









Inutile dire che questo spettacolo di luci già negli anni scorsi ha attirato moltissime persone e ogni anno è sempre più bello! Noi purtroppo non ci eravamo mai riusciti ad andare. Quest'anno invece, nel pomeriggio della Befana, abbiamo deciso di andarci a fare una passeggiata lì.









Dopo essere entrati in città ed aspettato pazientemente che si liberasse un posto al parcheggio, ci siamo subito fiondati nel "giardino incantato". Qui tra fate, fiori, funghi, geki, pavoni e tanto altro, sembra di essere entrati veramente in un luogo magico.









Poi ci siamo incamminati per i vicoli del centro storico dove le luminarie floreali sui palazzi, caratterizzano anche questa zona, fino a piazza Portanova dove svetta un grosso albero di Natale. Dopo un bel giro per i negozi del Corso Vittorio Emanuele tutto illuminato, siamo scesi da piazza Portanova per andare a vedere le costellazioni e i pianeti.











Dopo un boccone al volo, siamo rientrati a casa contenti per il bel pomeriggio salernitano.



Fabio

martedì 25 gennaio 2011

Se mi dai una fetta di pandoro...ti faccio una crostata



Ormai l'avrete capito che il mio debole per i dolci, ahimè non solo per cucinarli, ma anche per mangiarli, mi porta a preparare almeno una volta a settimana un dessert o qualcosa del genere. Anche in quest'ultima avventura propostaci da Alessandra, la mia scelta è già caduta su due preparazioni dolci, così, direte voi, adesso preparerà qualcosa di salato, invece insisto e vi propongo il terzo piatto dolce ^_^
Dato che dal sondaggio fatto precedentemente è risultato che il pandoro piace quanto, se non di più, del panettone, sono riuscita, quasi con l'inganno, a sottrarre a Fabio l'ultima fetta rimasta, mentre lui per poco era già pronto con il barattolo di Nutella davanti ed un bel cucchiaio per farcire la fetta di pandoro. Con questo mio bottino ho preparato un dolce che avevo adocchiato da tempo, ma mi sembrava "eccessivo" dopo i bagordi natalizi. Poi ci ho ripensato ed ho deciso di immolarmi, o per meglio dire di immolare la mia povera bilancia, e fare questo sacrificio (!) per le mie amiche (st)renne :-DDD




Crostata al pandoro e gianduia (dal libro Natale pensieri, creazioni e menu)

Ingredienti:
300 g di farina bianca tipo"00"
170 g di burro
150 g di zucchero
1 uovo
1 tuorlo
1 bustina di vanillina
sale
120 g di cioccolato gianduia
60 ml di panna
180 g di pandoro

Ponete al centro della farina il burro a pezzetti, l'uovo, il tuorlo, la vanillina, poco sale e lo zucchero. Impastate incorporando la farina e poi lavorate velocemente la pasta fino a renderla omogenea. Avvolgetela nella pellicola e fatela riposare in frigorifero per 40 minuti. Imburrate uno stampo rotondo e scaldate il forno a 170°C.
Tirate la pasta e foderatevi la tortiera bucherellando il fondo con una forchetta. Ponete un foglio di carta da forno ritagliato a disco sulla base, riempite con fagioli secchi per non gonfiare la frolla e infornate per circa 20 minuti. Sfornate e fate raffreddare. Sciogliete il cioccolato a bagnomaria e fate intepidire. Sbriciolate il pandoro, montate la panna e aggiungetela al cioccolato; unite il pandoro e riempite la base di frolla in modo che si rapprenda. Tagliate  fette e servite.



Devo dire però che alla fine Fabio è stato ben contento della fine fatta dalla fetta di pandoro, considerando che..ha mangiato quasi da solo tutta la crostata :-D

E come sempre domani un nuovo "avanzo" delle (st)renne da Stefania.


Anna Luisa

giovedì 20 gennaio 2011

Terrina di carne per un pranzo VIP



Quante volte vi sarà capitato di avere a cena delle persone importanti, alle quali avreste voluto preparare dei piatti luculliani, magari per fare bella figura, o più semplicemente perché le persone invitate non erano VIP nel senso stretto del termine, ma bensì delle persone importanti per voi in un senso strettamente affettivo, amici, familiari, persone a cui però volete un gran bene ed un pranzo preparato per loro è semplicemente una dimostrazione del vostro affetto nei loro confronti. Mi è capitata una situazione simile con dei nostri amici di vecchia data, Giusy e Flavio, con i quali l'anno passato abbiamo avuto pochissime occasioni per incontrarci, ma nonostante ciò la nostra amicizia dimostra sempre di avere delle fondamenta solide.
Quando preparo dei pranzi per gli ospiti mi interrogo sempre sui loro gusti, cercando ovviamente di evitare alimenti e pietanze che non piacciono e cercando di preparare loro qualcosa che possano gradire molto. Ecco, nel caso di questi nostri carissimi amici, non ho grossi problemi perché in più di un'occasione hanno dimostrato di apprezzare la mia cucina, anche offrendosi di fare da cavie per i miei esperimenti culinari. Così, pensando a cosa potevo preparare di nuovo in un pranzo organizzato in questo periodo in cui tutti ci vogliamo riprendere dai bagordi natalizi, ho optato per eliminare il primo piatto e rafforzare l'antipasto preparando una terrina di carne in crosta. L'esperimento è riuscito a pieni voti e noi abbiamo trascorso un'altra piacevolissima giornata insieme.




Terrina di carne in crosta

Ingredienti per la terrina:
100 g di polpa di tacchino
100 g di polpa di maiale
100 g di punta di vitello
1 salsiccia
100 g di bietole
1 spicchio d'aglio
1 cipolla
1 carota
1 rametto di rosmarino
1 foglia di salvia
2 uova
30 g di parmigiano grattugiato
250 ml di brodo
50 g di nocciole tritate
olio
sale e pepe

Ingredienti per la crosta (pasta per pie alte di M.Roux):
500 g di farina
20 g di sale
200 g di lardo o burro tagliato a pezzettini e morbido
5 tuorli sbattuti con 110 ml di acqua fredda se usate il lardo, 125 ml se usate il burro
1 uovo ed un po' di latte per spennellare




Fare soffriggere la cipolla e la carota tritate in una casseruola con l'olio, l'aglio, il rosmarino e la salvia. Unire le carne tagliate a pezzi e fare rosolare. Salare e continuare la cottura per circa mezz'ora, aggiungendo di tanto in tanto qualche cucchiaio di brodo. Sbollentate le bietole precedentemente lavate ed unitele alle carni. Tritate le carni e le bietole ed aggiungervi le uova ed il parmigiano ed alla fine le nocciole tritate.
Preparare la crosta. Versate la farina a fontana sul piano di lavoro. Mettete al centro il sale e il lardo o il burro e mescolateli ammorbidendoli con la punta delle dita, incorporando la farina poco alla volta. Quando l'impasto ha una bella consistenza sbriciolata, rifare la fontana al centro. Versate gradualmente il composto di uova ed acqua nella fontana, mescolando con la punta delle dita. Quando l'impasto è amalgamato, allontanatelo da voi per 4-5 volte, lavorandolo di polso, per renderlo omogeneo. Formate una palla, avvolgetela nella pellicola e mettete in frigo fino al momento dell'uso. Se ci resta un po' tiratela fuori un'ora prima di usarla.
Formate una palla con 3/4 della pasta e stenderla delicatamente su una superficie infarinata. Rivestite lo stampo precedentemente imburrato, facendo aderire bene la pasta ai bordi dello stampo. Versarvi dentro le carni tritate e coprire il tutto con la restante pasta che avrete steso nel frattempo, sigillando bene i bordi. Praticare al centro del "coperchio" della nostra terrina un foro e rivestirlo di carta alluminio affinché in cottura non si chiuda. Spennellare la superficie con l'uovo sbattuto con un po' di latte ed infornare a 180° C per 20 minuti e per altri 40 minuti a 160°C. Lasciate raffreddare per almeno 2 ore.


Note mie: per il ripieno ho preso spunto dal ripieno degli agnolotti al plin.

Anna Luisa

martedì 18 gennaio 2011

"Panettone o pandoro?"...praticamente "To be or not to be?"



Toglietemi una curiosità, ma voi, preferite il pandoro o il panettone? Certo che detto così molti di voi potranno controbattere dicendo che ci sono pandori e pandori e panettoni e panettoni. Ci sono i panettoni industriali e quelli artigianali, e la differenza è abissale, e lo stesso vale per i pandori. Poi ci sono le versioni farcite, ad esempio un pasticciere di Castellammare prepara un panettone con la Nutella (o per meglio dire un barattolo di Nutella rivestito di panettone), che è una goduria assoluta. Capita però alle volte di comprare un panettone di troppo, oppure di riceverne regalato uno quando ormai ne hai già mangiati tanti da mandare in tilt la bilancia. Ed è allora che bisogna pensare a come utilizzare il panettone in questione e realizzare una ricetta che sia buona, perchè questa deve essere il punto di partenza di qualsiasi ricetta, ma anche bella. E dato che quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare, è il momento della ricetta per gli avanzi delle (st)renne...e con questa introduzione, a cui manca solo Clark Kent che si trasforma in Superman, vi passo la ricetta di oggi ;-)




Spiedini di panettone

Ingredienti per 2 spiedini:
1 fetta spessa di panettone tagliata a rettangolo
250 g di cioccolato fondente
50 g di granella di nocciole
50 g di granella di pistacchio



Tagliare la fetta di panettone in modo da ottenere 6 cubi. Sciogliere al microonde 2/3 del cioccolato, avendo l'accortezza di utilizzare una potenza media e di mescolare il cioccolato ogni 30 secondi, finché non risulti sciolto completamente. Aggiungervi quindi il restante cioccolato e mescolare. In questo modo si ottiene una sorta di temperaggio veloce. Immergere i cubi di panettone uno alla volta nel cioccolato e passarne due nella granella di nocciole e due in quella di pistacchi, mentre lasceremo i restanti due al naturale.
Infilare un cubo per tipo in uno spiedino di legno e servire, magari come accompagnamento ad una cioccolata in tazza.



Mi raccomando, non perdete la prossima puntata di Avanzi (st)renne domani con la nostra sorprendente Stefania....che dite, sto guardando troppa televisione in questo periodo? :-DDD
Anna Luisa

giovedì 13 gennaio 2011

Congratulazione agli sposi!!!




A questo punto vi starete chiedendo di chi stia parlando. No, non sono né parenti, né amici convolati a giuste nozze, ma di un piatto tipicamente napoletano. E si, perché, nonostante io mi diverta in cucina a sconfinare tra le pietanze di altre regioni, per non dire di altre nazioni, in realtà le mie origini si fanno sentire spesso e, aggiungo io, volentieri, visto che comunque la cucina napoletana a mio avviso resta sempre una delle più varie e buone che io conosca. Ma qui casca l'asino, in quanto ci sono una serie di portate che ci mancano quasi in blocco: le minestre e le zuppe. Infatti, escludendo qualche minestra di legumi, e qui credo che i toscani abbiano molto da insegnarci per assortimento soprattutto, e qualche zuppa di pesce, la nostra cucina non ha minestre. Questo dogma viene meno solo in due occasioni: Natale e Pasqua, ma soprattutto durante la prima di queste due festività, viene preparata una ricca, ricchissima minestra di verdure, la quale, in seguito ad uno sposalizio decisamente ben riuscito, aggiungendole la carne, diventa la Minestra Maritata.
Giuro che a casa mia non c'è mai stata l'usanza di prepararla, ma dato che mio zio e mia cognata amano particolarmente, quest'anno ho provato a farla anche io e devo dire che...adesso capisco la ragione di tanto amore.




Minestra maritata
(per 6-10 persone)
3 fascetti di scarolelle
2 fascetti di cicoria
1 piccolo cavolo-verza
3 salsicce
1 coscia di pollo
1 fetta di prosciutto crudo
1 pezzo di manzo da brodo
300 g di buccia di parmigiano
100 g di pecorino grattugiato
6 uova (facoltative)

Pulire, ed è la parte più lunga, le verdure e lessarle separatamente in acqua salata. Scolarle e strizzarle, avendo l'accortezza di passare prima la cicoria sotto l'acqua fredda per farle perdere  il sapore amaro.
In una pentola capiente mettere le carni e coprirle di acqua. Cuocere fino ad ottenere un buon brodo e le carni tenere. Scolare i pezzi di carne, eliminare le ossa ed i nervetti e spezzettarli nuovamente nel brodo. Aggiungere la buccia del parmigiano pulita della parte esterna e tagliata a pezzetti e fare cuocere un paio di ore. Alla fine aggiungere il pecorino e volendo le uova sbattute. Regolare di sale e pepe.




Vi assicuro che non mi era mai capitato di trovare tante versioni e così varie di una stessa ricetta: chi ci mette il pollo e chi dice che non ci va, chi ci mette le uova (gli stabiesi) e chi no, chi poi sostiene che le uova vanno lasciate un attimo sulla superficie del brodo prima di mescolare e chi dice che vanno mescolate subito, chi non mette la verza, chi ci mette anche le orecchie del maiale e chi, io, rimane inorridito al solo pensiero.

Anna Luisa

P.S. Ringrazio tutte le persone che ho assillato all'inverosimile per sapere come dovevo preparare questa minestra ^_^

martedì 11 gennaio 2011

Avanzi (st)renne!!!



Eccomi nuovamente tra voi.  Lo so che mi davate per dispersa o, per meglio dire, abbandonata da Fabio a New York...in realtà questo non mi sarebbe dispiaciuto del tutto (*_*), ma invece...rieccomi.
Devo dire che tra i preparativi per Natale e Capodanno, sono stata decisamente impegnata e se dico che ho cucinato anche la notte, vi assicuro che non è una metafora, ma il risultato mi ha ripagato della fatica spesa.
In ogni caso, dopo Capodanno ci voleva una pausa dai fornelli e così mi sono presa qualche giorno per riposarmi e pensare, a cosa vi chiederete, ma a come utilizzare gli avanzi di Natale. Non so voi, ma nonostante Fabio cerchi di contenere i miei impulsi di acquisto quando mi trovo in un supermercato, essi sono irrefrenabili, soprattutto quando ho da organizzare quattro, dico quattro, pranzi in famiglia, con un numero di commensali che oscilla tra gli otto ed i dodici. E così mi trovo dopo i pranzi a preparare pacchetti e pacchettini che terranno gli ospiti lontani dai fornelli almeno per un paio di giorni; ma nonostante io distribuisca a destra e a manca, qualcosa mi resta sempre: il panettone avuto in regalo all'ultimo momento, il cotechino acquistato casomai i preziosissimi cotechini artigianali della zia Laura non fossero arrivati in tempo da Ferrara, il pandoro, perché anche se resta è sempre buono con una bella spalmata di Nutella e, soprattutto, si trova solo in questo periodo dell'anno.
Quindi, quando Alessandra, che è un genio, perché non potrei definirla in altro modo, ci ha proposto di preparare una raccolta di ricette sugli avanzi, abbiamo aderito ancor prima di sapere precisamente cosa e quando prepararlo. Come per le (st)renne di Babbo Natale, il lunedì posteranno Ale e Dany, il martedì noi, il mercoledì Stefania, il giovedì Flavia ed il venerdì Mapi.
Per cui eccoci....le (st)renne son tornate!
Avanzi (st)renne!!!




Budino al panettone in salsa all'arancia (di Salvatore De Riso)

Ingredienti per 10 persone

Ingredienti:
per il budino al panettone
500gr di latte fresco intero
250gr di uova intere (n.5)
75gr di zucchero
400gr di panettone a pezzetti
mezzo baccello di vaniglia
mezzo limone

per la salsa all'arancia
200gr di fette d'arancia sottilissime100gr di zucchero
3gr di pectina

Portare a ebollizione il latte con la scorza del limone e la vaniglia. A parte, in una terrina, sbattete con una frusta a mano le uova con lo zucchero e unite a filo il latte bollente filtrandolo con un colino.
Sul fondo di uno stampo per budino di 18/20 cm di diametro, ponete i pezzi i panettone e poi lentamente versate sopra la miscela di latte uova e zucchero.
Mettere lo stampo in un bagnomaria d'acqua fredda e infornate per 45 minuti a 160 gradi.
Controllate l'acqua di cottura, se comincia a bollire, aggiungetene di fredda.
Togliete il budino dal forno e fatelo raffreddare a temperatura ambiente nel suo bagnomaria.
Dopo qualche ora togliete lo stampo dall'acqua e mettetelo in frigo a +4 gradi.

Preparare la salsa: tagliare le fettine d'arancia, metterle in un padellino con metà zucchero: far bollire a fuoco basso per 5 minuti. Miscelare il restante zucchero con la pectina e unitelo al composto caldo, lasciando bollire ancora 1 minuto, spegnere e far raffreddare.

Al momento di servire, prendete il budino dal frigo, sformatelo su un piatto da portata decorate con le fettine d'arancia semicandite e versare sopra la salsa di cottura.

Note mie: per sentire maggiormente (e consumare di più) il panettone, si possono riempire gli stampi fino a metà, invece che solo il fondo.
Ho versato la salsa di arance ancora calda sui budini freddi...amo i contrasti ;-)



Con questa ricetta passo il testimone a Stefania per il suo post di domani.

Anna Luisa

venerdì 7 gennaio 2011

Natale a NYC! (parte quinta)



Siamo purtroppo arrivati al nostro ultimo giorno di vacanza a NY, il 22 Dicembre. Vogliamo infatti trascorrere comunque a casa con i nostri familiari il Natale. Possiamo goderci questa giornata fino a metà pomeriggio in quanto abbiamo il volo di rientro in serata.


La prima tappa di oggi è quasi obbligata (ahinoi) dopo i tragici eventi dell’11 Settembre. Vogliamo infatti tornare a Ground zero per vedere a che punto sono i lavori e per rendere ancora una volta omaggio alle vittime di quell’assurdo attentato.
Dall’esterno la zona sembra un cantiere come un altro, ma se si guarda la grandezza di questo vuoto nel cuore di una città così grande, non si può che rimanere impressionati per la vastità di quella immane tragedia. Ground zero è ancora una ferita aperta e forse, anche quando la zona sarà ricostruita e apparentemente non ci saranno più segni evidenti, quella cicatrice resterà per sempre.
Ormai la Freedom tower che svetterà qui è in costruzione avanzata, come altri nuovi grattacieli. Il posto occupato dalle torri gemelle invece resterà vuoto o meglio, ci saranno due piscine a sostituirle.





Ci piacerebbe tornare nella vicina St. Paul’s chapel. All’interno di questa cappella il ricordo di quei momenti tristissimi è ancora forte e nitido. Impossibile non essere toccati dall’immagine della tuta del pompiere bruciacchiata adagiata su una panca, dalle infinite foto attaccate, dai messaggi pervenuti un po’ da ogni parte degli States e del mondo. Purtroppo è troppo presto, la cappella è ancora chiusa, dovremmo aspettare troppo, la guardiamo solo dall'esterno e decidiamo di proseguire il nostro giro.

Prendiamo la metro per salire fino al caratteristico quartiere di Chelsea. Qui, per noi, ma lo consigliamo a chiunque, è d’obbligo una visita al Chelsea market. Si tratta di un mercato alimentare ricavato all’interno di una suggestiva struttura.









Siamo qui in zona anche per un altro motivo. Dalla vicina Gansevoort street, nel Meatpacking District, è infatti possibile accedere al The high line, un parco sopraelevato che si sviluppa su un cavalcavia, lì dove ci sono ancora i binari abbandonati di una vecchia linea ferroviaria.






Al parco è possibile accedere da Gansevoort street tramite un ascensore, ma anche da altri punti, fino alla 20° strada. E’ molto frequentato d’estate ed in primavera. Dato il successo dell’iniziativa, sono in corso i lavori per la costruzione di un secondo tratto.






Sulla 23° strada prendiamo la metro per andare a visitare l’Hell’s kitchen Flea market. Visto che siamo vicinissimi alla Penn station e al Madison square garden, prima ne approfittiamo per una rapida visita di entrambi. Giriamo invano nella zona segnata sulla cartina senza trovare il mercato però.













Da qui tagliamo fino alla 6° avenue per raggiungere di nuovo il posto da cui siamo sostanzialmente partiti all’inizio di questo viaggio: Bryant park. Abbiamo infatti voglia di farci un altro giro tra le sue bancarelle natalizie.



Non possiamo non passare di nuovo per un ultimo saluto alla sempre affollatissima Time square.







E’ quasi ora di pranzo e ci incamminiamo verso la Gallagher’s steakhouse consigliataci dalla nostra amica Ely/Fla, anche lei con la newyorkite sempre in fase acuta. La bistecca è davvero ottima e anche il locale è decisamente caratteristico!




Torniamo sulla quinta avenue per un ultimo giretto nei negozi, prima di fermarci al Rockefeller center a salutare il mitico albero di Natale e la pista di pattinaggio sottostante.







Torniamo in hotel a recuperare le valigie in attesa dello shuttle che ci porterà al JFK. Dopo un estenuante giro per NY col traffico letteralmente impazzito e una inattesa sosta al La Guardia per lasciare un paio di persone, dopo ben due ore e mezzo siamo al nostro terminal. Per fortuna avevamo fissato la navetta con larghissimo anticipo...




Quasi in orario decolliamo per tornare a casa, anche se un po’ a casa nostra ci trovavamo anche a New York...

Fabio