Ricordo ancora quando vidi per la prima volta quella terra, ormai quasi venti anni fa, ero seduto sulla sinistra dell'aereo, un vecchio (già allora) MD 80 dell'Alitalia e per quanto fossi parzialmente paralizzato dalla paura, non esitavo ad allungarmi verso il finistrino per scrutare fuori. Era una splendida giornata e dopo aver ammirato dall'alto i magnifici colori delle isole greche, dopo un breve tratto di mare avvistammo la costa. Ricordo che il comandante annunciò che stavamo per sorvolare Alessandria d'Egitto e l'emozione fu tanta. Era bello vedere come fosse relativamente vicino un posto che dai libri di scuola sembrava così lontano. E' per questo che, salito sull'aereo per Marrakech, ho scelto i posti a sinistra, perché speravo di rivivere le stesse emozioni. Ed è stato bellissimo anche questa volta. Lasciata alle nostre spalle la Sicilia, non vedevo l'ora di riavvistare la terra. Era di nuovo una splendida giornata e così mi sono goduto tutto il panorama, il colore della terra e le tante vette innevate. E ora so anche che quei segnali sonori nell'aereo che mi facevano tremare in quel primo volo sono semplicemente persone che richiedono qualcosa al personale di bordo o semplicemente comunicazioni tra di loro, me lo sono goduto ancora di più. Forse bisognerebbe spiegarlo a chi prende per la prima volta l'aereo...
Dopo ben 6 virate, finalmente si scende per atterrare e dal nostro finestrino scorgiamo la città dall'alto, col suo colore rosa pallido caratteristico e le torri dei minareti illuminate dalle luci di un Sole che sta calando. Tutta questa magia viene però interrotta bruscamente da un atterraggio comprensivo di doppia inchiodata degna dei peggiori automobilisti, ma tant'è, finalmente si sbarca. A piedi, sulla pista, come ancora si usa da queste parti. Ci viene solo indicata una direzione.
Passati i controlli alla dogana, ci attende la prima sorpresa. Sapevamo di avere un taxi prenotato per raggiungere il riad. Invece la nostra amica Eleonora ci è venuta a prendere in aeroporto! Beh, siamo davvero molto contenti di vederli subito. In pochi minuti siamo nella medina. Scendiamo dalla macchina e subito ci immergiamo in questa atmosfera affascinante. C'è il richiamo alla preghiera del muezzin. E' la prima volta che mi capita di sentirlo. Cè una sensazione strana, un misto di stupore e di inquietudine. Neanche il tempo di rendersene conto e siamo al riad. Il riad è la tipica casa marocchina. Ci viene spiegato che non ha finestre all'esterno, ma esse sono tutte nel cortile interno, per godere della frescura d'estate. La scelta è caduta sul Mon Riad che ci sentiamo di consigliare, per il suo stile sobrio e arabeggiante. Anche le camere sono in pieno stile marocchino. L'accoglienza è splendida. Mentre compiliamo i moduli per l'accettazione, ci viene offerto dell'ottimo thé verde, imperdibile. Il tempo di posare i bagagli in camera ed usciamo subito per recarci a cena.
Chi si apetta di visitare posti spettacolari, monumenti che lasciano senza fiato, potrebbe rimanere un po' deluso. Le cose da visitare a Marrakech non sono tantissime e spesso sono anche piene di turisti che le affollano. Noi abbiamo deciso di affidarci ad una guida del posto. La visita inizia presso l'interessante Palazzo E-Badi di cui ammiriamo i soffitti e le architetture intarsiate, oltre ai pavimenti.
Passiamo per la Mellah, il quartiere ebraico, e veniamo per la prima volta in contatto con i venditori locali. Tutti sono un po' restii a farsi fotografare, c'è da tenerne conto (spesso chiedono soldi in cambio). Da qui arriviamo alle tombe dei Saaditi, sontuoso mausoleo che custodisce la tomba di un sultano. Come spesso capita in questi paesi, veniamo invitati dalla guida a visitare prima una "farmacia" locale, dove compriamo del thé verde ed altre spezie locali, quindi un venditore di tappeti. Già ci vediamo discutere con le hostess del nostro volo per quel bagaglio fuori misura che portiamo sotto braccio e che spacciamo essere il cuscino senza il quale non riusciamo a dormire in volo e di conseguenza desistiamo dall'acquisto. Il nostro giro di mezza giornata continua e termina presso la piazza principale dove ci congediamo dalla nostra guida. Qui ci sono i venditori di frutta sui loro caratteristici carettini, si va da quelli che preparano spremute di arance fresche a quelli che vendono frutta secca di tutti i tipi. Il tutto facendo lo slalom tra personaggi che vogliono farti fare una foto con la scimmietta, donne che richiamano altre donne per decorarle con il loro henné, artisti di strada ed incantatori di serpenti. Questi ultimi sono lì in squadra, pronti a notare il turista incuriosito che li fotografa, perché le foto hanno un prezzo. Ti corrono anche dietro per farsi pagare. Quindi meglio scegliersene uno, avere l'ok a fare foto e poi contrattare sul prezzo come si usa fare qui (meglio ancora farlo prima). Le loro richieste sono sempre apparentemente esorbitanti, ma poi, pian piano, si scende a prezzi molto più ragionevoli, per quanto sempre abbastanza bassi per noi. E' quasi ora di pranzo e visto che Flavia e Paolo non erano con noi la sera precedente, decidiamo di tornare al ristorante dove abbiamo cenato le sera prima. Da qui mi godo il passeggio/passaggio delle persone e l'insolito scorrerre della vita.
Decidiamo di visitare la Ville Nouvelle, la parte moderna di Marrakech. La raggiungiamo con un'insolita corsa in taxi, con 7 di noi più il tassista in una sola macchina, ovviamente solo dopo aver contrattato il prezzo della corsa. Abbiamo notato divertiti gli sguardi sbalorditi di chi ha visto scendere tanta gente da una sola macchina. La città nuova non merita tanto. Le distanze sono grandi, come i viali che la percorrono, le costruzioni non affascinanti, ci sono negozi d'abbiagliamento moderno, locali per mangiare, anche e soprattutto quelli delle catene internazionali. Dopo un pasto marocchino, proseguiamo la nostra visita verso il Jardin Majorelle, donato alla città da Ives Saint-Laurent. Si caratterizza per una insolita villa di colore blue elettrico che ospita anche uno shop con i prodotti dello stilista ed un bel gardino botanico ricco di diverse specie di cactus e di altre piante. Terminata la visita, decidiamo di prendere, tutti assieme sempre, una carrozzella. Anche questo giro si rivela estremamente interessante e piacevole. Ci porta a scoprire altri angoli della città e monumenti che altrimenti non avremmo avuto modo di vedere. L'indomani abbiamo il volo di rientro in Italia abbastanza presto, quindi decidiamo di andare a cena. La scelta cade su di un ristorante che ho visto segnalato su una rivista poco prima di partire, Le Tanjia, all'inizio della Mellah. L'interno è spettacolare, veniamo invitati a salire sulla terrazza, dove già ci sono altri ospiti. Ci godiamo la nostra ultima cena tipica marocchina prima dell'arrivo delle danzatrici del ventre e di un insolito personaggio che ci allietano la serata coi loro balli folkroristici. Ripercorriamo la strada a ritroso verso il riad che lasceremo la mattina successiva molto presto. Giungiamo all'aeroporto con il Sole che sta appena sorgendo ed in una fresca mattina di Febbraio salutiamo questa terra dai mille contrasti, non con un addio, ma sicuramente con un au revoir!
Fabio
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