giovedì 1 marzo 2012

Un week end a Marrakech



Ricordo ancora quando vidi per la prima volta quella terra, ormai quasi venti anni fa, ero seduto sulla sinistra dell'aereo, un vecchio (già allora) MD 80 dell'Alitalia e per quanto fossi parzialmente paralizzato dalla paura, non esitavo ad allungarmi verso il finistrino per scrutare fuori. Era una splendida giornata e dopo aver ammirato dall'alto i magnifici colori delle isole greche, dopo un breve tratto di mare avvistammo la costa. Ricordo che il comandante annunciò che stavamo per sorvolare Alessandria d'Egitto e l'emozione fu tanta. Era bello vedere come fosse relativamente vicino un posto che dai libri di scuola sembrava così lontano. E' per questo che, salito sull'aereo per Marrakech, ho scelto i posti a sinistra, perché speravo di rivivere le stesse emozioni. Ed è stato bellissimo anche questa volta. Lasciata alle nostre spalle la Sicilia, non vedevo l'ora di riavvistare la terra. Era di nuovo una splendida giornata e così mi sono goduto tutto il panorama, il colore della terra e le tante vette innevate. E ora so anche che quei segnali sonori nell'aereo che mi facevano tremare in quel primo volo sono semplicemente persone che richiedono qualcosa al personale di bordo o semplicemente comunicazioni tra di loro, me lo sono goduto ancora di più. Forse bisognerebbe spiegarlo a chi prende per la prima volta l'aereo...







 Abbiamo organizzato questo viaggio assieme a due care amiche  del mondo virtuale, due food bloggers e le loro famiglie. Speravamo di essere di più e di poterci concedere qualche giorno in più per stare assieme e per visitare diverse città del Marocco. Alla fine la scelta è caduta sulla sola Marrakech, sia perché il tempo a nostra disposizione era poco, sia perché un po' fuori mano rispetto alle altre città che avremmo voluto visitare.
Dopo ben 6 virate, finalmente si scende per atterrare e dal nostro finestrino scorgiamo la città dall'alto, col suo colore rosa pallido caratteristico e le torri dei minareti illuminate dalle luci di un Sole che sta calando. Tutta questa magia viene però interrotta bruscamente da un atterraggio comprensivo di doppia inchiodata degna dei peggiori automobilisti, ma tant'è, finalmente si sbarca. A piedi, sulla pista, come ancora si usa da queste parti. Ci viene solo indicata una direzione.










Passati i controlli alla dogana, ci attende la prima sorpresa. Sapevamo di avere un taxi prenotato per raggiungere il riad. Invece la nostra amica Eleonora ci è venuta a prendere in aeroporto! Beh, siamo davvero molto contenti di vederli subito. In pochi minuti siamo nella medina. Scendiamo dalla macchina e subito ci immergiamo in questa atmosfera affascinante. C'è il richiamo alla preghiera del muezzin. E' la prima volta che mi capita di sentirlo. Cè una sensazione strana, un misto di stupore e di inquietudine. Neanche il tempo di rendersene conto e siamo al riad. Il riad è la tipica casa marocchina. Ci viene spiegato che non ha finestre all'esterno, ma esse sono tutte nel cortile interno, per godere della frescura d'estate. La scelta è caduta sul Mon Riad che ci sentiamo di consigliare, per il suo stile sobrio e arabeggiante. Anche le camere sono in pieno stile marocchino. L'accoglienza è splendida. Mentre compiliamo i moduli per l'accettazione, ci viene offerto dell'ottimo thé verde, imperdibile. Il tempo di posare i bagagli in camera ed usciamo subito per recarci a cena.






La prima impressione che abbiamo è quella di essere stati catapultati in un altro mondo ed in u altro periodo storico. C'è poca gente nei vicoletti, molti negozi sono chiusi, l'illuminazione è fioca e calda e lascia emergere pian piano le sagome delle persone che incrociamo. Ci stiamo dirigendo verso la piazza principale e cuore pulsante della città, place Djemaa El Fna, tristemente nota per un recente attentato con una bomba in uno dei caffé che l'affollano che ha sconvolto la serenità caratteristica di questo Paese. Cerchiamo un posto dove andare a mangiare e girando per la piazza non si può non notare il fermento che la anima. Alla fine la nostra scelta cade su El Marrakechi. Salita la tortuosa scala, entriamo nella sala da cui si gode una bella vista sulla piazza. Ordianiamo subito le specialità locali, ovvero il cous cous alle 7 verdure, spesso con cuore di carne e la tajine, piatto che prende il nome dal tipico tegame di coccio a forma di imbuto in cui si cuociono lentamente carne e pesce. La serata scorre tranquilla, accompagnata da musica locale. Ma terminata questa, irrompono le danzatrici del ventre con il loro spettacolo. Gironzolano per i tavoli e raccolgono le offerte degli avventori più "scalmanati". Terminata la cena, torniamo al nostro riad per prepararci a visitare l'indomani la città assieme anche a Flavia e Paolo che arriveranno solo in tarda serata.








La sveglia è decisamente insolita, quasi traumatizzante. Alle 5:30 infatti veniamo svegliati dal flebile richiamo del muezzin che deve solo ringraziare che a causa dell'ora non c'è la forza di alzarsi e che questa sveglia per noi durerà solo altre due notti, altrimenti...
Chi si apetta di visitare posti spettacolari, monumenti che lasciano senza fiato, potrebbe rimanere un po' deluso. Le cose da visitare a Marrakech non sono tantissime e spesso sono anche piene di turisti che le affollano. Noi abbiamo deciso di affidarci ad una guida del posto. La visita inizia presso l'interessante Palazzo E-Badi di cui ammiriamo i soffitti e le architetture intarsiate, oltre ai pavimenti.
Passiamo per la Mellah, il quartiere ebraico, e veniamo per la prima volta in contatto con i venditori locali. Tutti sono un po' restii a farsi fotografare, c'è da tenerne conto (spesso chiedono soldi in cambio). Da qui arriviamo alle tombe dei Saaditi, sontuoso mausoleo che custodisce la tomba di un sultano. Come spesso capita in questi paesi, veniamo invitati dalla guida a visitare prima una "farmacia" locale, dove compriamo del thé verde ed altre spezie locali, quindi un venditore di tappeti. Già ci vediamo discutere con le hostess del nostro volo per quel bagaglio fuori misura che portiamo sotto braccio e che spacciamo essere il cuscino senza il quale non riusciamo a dormire in volo e di conseguenza desistiamo dall'acquisto. Il nostro giro di mezza giornata continua e termina presso la piazza principale dove ci congediamo dalla nostra guida. Qui ci sono i venditori di frutta sui loro caratteristici carettini, si va da quelli che preparano spremute di arance fresche a quelli che vendono frutta secca di tutti i tipi. Il tutto facendo lo slalom tra personaggi che vogliono farti fare una foto con la scimmietta, donne che richiamano altre donne per decorarle con il loro henné, artisti di strada ed incantatori di serpenti. Questi ultimi sono lì in squadra, pronti a notare il turista incuriosito che li fotografa, perché le foto hanno un prezzo. Ti corrono anche dietro per farsi pagare. Quindi meglio scegliersene uno, avere l'ok a fare foto e poi contrattare sul prezzo come si usa fare qui (meglio ancora farlo prima). Le loro richieste sono sempre apparentemente esorbitanti, ma poi, pian piano, si scende a prezzi molto più ragionevoli, per quanto sempre abbastanza bassi per noi. E' quasi ora di pranzo e visto che Flavia e Paolo non erano con noi la sera precedente, decidiamo di tornare al ristorante dove abbiamo cenato le sera prima. Da qui mi godo il passeggio/passaggio delle persone e l'insolito scorrerre della vita.







 Avvicinandoci alla moschea Koutoubia veniamo invogliati a fare un giro in carrozzella. Qui ce ne sono parcheggiate diverse a disposizione dei turisti e dopo aver contrattato il prezzo, ci immettiamo in strada in questa vera giungla metropolitana con macchine e motorini che passano davvero da ogni parte. Il giro è decisamente piacevole e ci porta a vedere tutte le attrattive principali della città accarezzati da un tiepido Sole e un fresco venticello. Tornati alla Koutubia, facciamo una capatina al riad per metterci qualcosa di più pesante per la sera. Dopo aver preso un thé in piazza e ammirato dalla stessa il tramonto, mentre cade anche qualche goccia di pioggerella, ci mettiamo alla ricerca del ristorante che abbiamo scelto per la cena, Villa Flore. Si tratta di uno splendido riad in stile art-decò dove, in un ambiente elegantee curato,  degustiamo le interpretazioni dello chef della cucina locale, il tutto accompagnato da ottimo vino locale. Si è rivelato un'ottima scelta. Ripercorsi a ritroso i vicoli, ritorniamo in una piazza ancora piena di gente che è seduta ai banchi  dei venditori di cibo che l'affollano, i cui fumi delle braci si alzano in cielo, come i profumi che ne fuoriescono.





Il giorno seguente, dopo la ricca colazione al riad, ci perdiamo un po' nel dedalo di vicoli e venditori del souk. Preparatevi ad essere "accalappiati" da qualcuno che vi invita a visitare il suo negozio o quello della sorella o di qualche altro parente. Appena ci sentono parlare tra di noi,  ci si rivolgono in italiano, ma anche in spagnolo, cercando di venderci qualunque cosa. Usciti (a fatica) di qui, raggiungiamo forse il monumento più bello tra quelli visitati, la Medersa ben Youssef, antica scuola coranica dalle decorazioni straordinarie. E' possibile anche visitare le celle che erano le camere degli studeti della scuola.








Decidiamo di visitare la Ville Nouvelle, la parte moderna di Marrakech. La raggiungiamo con un'insolita corsa in taxi, con 7 di noi più il tassista in una sola macchina, ovviamente solo dopo aver contrattato il prezzo della corsa. Abbiamo notato divertiti gli sguardi sbalorditi di chi ha visto scendere tanta gente da una sola macchina. La città nuova non merita tanto. Le distanze sono grandi, come i viali che la percorrono, le costruzioni non affascinanti, ci sono negozi d'abbiagliamento moderno, locali per mangiare, anche e soprattutto quelli delle catene internazionali. Dopo un pasto marocchino, proseguiamo la nostra visita verso il Jardin Majorelle, donato alla città da Ives Saint-Laurent. Si caratterizza per una insolita villa di colore blue elettrico che ospita anche uno shop con i prodotti dello stilista ed un bel gardino botanico ricco di diverse specie di cactus e di altre piante. Terminata la visita, decidiamo di prendere, tutti assieme sempre, una carrozzella. Anche questo giro si rivela estremamente interessante e piacevole. Ci porta a scoprire altri angoli della città e monumenti che altrimenti non avremmo avuto modo di vedere. L'indomani abbiamo il volo di rientro in Italia abbastanza presto, quindi decidiamo di andare a cena. La scelta cade su di un ristorante che ho visto segnalato su una rivista poco prima di partire, Le Tanjia, all'inizio della Mellah. L'interno è spettacolare, veniamo invitati a salire sulla terrazza, dove già ci sono altri ospiti. Ci godiamo la nostra ultima cena tipica marocchina prima dell'arrivo delle danzatrici del ventre e di un insolito personaggio che ci allietano la serata coi loro balli folkroristici. Ripercorriamo la strada a ritroso verso il riad che lasceremo la mattina successiva molto presto. Giungiamo all'aeroporto con il Sole che sta appena sorgendo ed in una fresca mattina di Febbraio salutiamo questa terra dai mille contrasti, non con un addio, ma sicuramente con un au revoir!








Fabio

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